01/02/2021
È giunta stamattina sui giornali italiani la notizia dell’arresto della leader birmana Aung San Suu Kyi, del Presidente U Win Mynt, insieme ad altre figure di spicco del partito al governo, compresi i membri del comitato esecutivo dell’NLD e i Primi ministri degli Stati e delle Regioni del paese.
Una notizia gravissima ma non inaspettata, da quando i militari avevano lanciato pesanti accuse di brogli e minacciato un colpo di Stato se non si fosse aperta una inchiesta a seguito dei risultati elettorali delle elezioni politiche dell’8 novembre scorso e la vittoria travolgente dell’NLD, il partito guidato dalla leader Aung San Suu Kyi.
Questo arresto è un fatto inaccettabile che riporta il processo democratico della Birmania indietro di anni, alla durissima dittatura militare contro la quale milioni di donne e uomini birmane si sono battute pagando un prezzo enorme in termini di vite e di libertà.
Kapusons, tra i fondatori di Italia-Birmania.Insieme, si unisce all’appello dell’Associazione e di tutto il mondo civile nel condannare questo atto di inaudita gravità, e nell’auspicare una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza ONU per l’adozione di tutte le misure utili a ripristinare lo Stato di diritto, per l’immediata liberazione di tutte le personalità arrestate, a partire dalla Leader birmana Aung San Suu Kyi e il Presidente U Win Mynt.
Speriamo inoltre che il Consiglio di Sicurezza e i Governi a partire dall’Italia e dalla UE adottino ogni misura necessaria, incluse le sanzioni politiche ed economiche finalizzate a bloccare i grandi interessi economici e politici dei militari, perché vengano liberate tutte le personalità arrestate, si ripristinino con immediatezza le libertà fondamentali e si convochi il parlamento eletto liberamente dalla volontà del popolo birmano.
«Non c’è nulla di paragonabile al coraggio della gente comune i cui nomi sono sconosciuti e i cui sacrifici passano inosservati. Il coraggio che osa senza riconoscimenti, senza la protezione dell’attenzione dei media, è un coraggio che ispira e riafferma il nostro credo nell’umanità».
Aung San Suu Kyi