In Birmania ci sono bambini che non sanno cosa vuol dire giocare. Il loro unico “gioco” è quello con le armi, quelle vere, quelle che uccidono. I loro compagni di gioco sono altri bambini soldati, con cui condividono la giornata eseguendo ordini. A soli sette anni, questi bambini sono costretti al reclutamento forzato nell’esercito birmano. Non combattono per scelta, ma perché sono stati catturati e costretti a farlo.

Negli anni ’90, migliaia di bambini sono stati ingannati o minacciati dai “reclutatori”, che li catturavano nelle stazioni degli autobus e dei treni promettendo loro un lavoro. In realtà, li portavano nei campi militari, dove venivano addestrati e usati come soldati. L’esercito birmano, con gravi problemi di morale e diserzione, pagava bene per avere nuove reclute, anche se erano solo ragazzi rubati dalle loro famiglie, ingannati e persino drogati.

Dopo il golpe del 2021, la situazione è peggiorata. “Human Rights Watch” ha riferito che la Birmania ha il più alto numero di bambini soldato al mondo. L’alto tasso di disoccupazione giovanile rende più facile per l’esercito, il Tatmadaw, reclutare bambini. Più di mezzo milione di persone lavorano in condizioni simili alla schiavitù e la maggior parte della popolazione birmana ha subito qualche forma di schiavitù. Il paese è devastato, con un terzo della popolazione (circa 18 milioni di persone) che lotta contro carestia, povertà estrema e repressione.

L’arresto di Aung San Suu Kyi, simbolo della democrazia, ha lasciato un vuoto insostenibile. Condannata a 27 anni di carcere con accuse infondate, il suo silenzio forzato ha riportato la Birmania indietro di decenni, ripiombandola nelle tenebre della dittatura militare. Milioni di birmani hanno sacrificato vite e libertà per una speranza che ora sembra lontana. L’esercito, con una brutalità disumana, non solo ha soffocato le proteste nel sangue, arrestando più di 15.000 persone e uccidendo centinaia di manifestanti ma anche sospeso i permessi per gli uomini che desiderano lavorare all’estero e ha attivato il servizio militare obbligatorio per uomini e donne, costringendo i giovani a lasciare le loro famiglie e cercare disperatamente di fuggire dalla nazione.

In mezzo a questa disperazione, vogliamo accendere una luce di speranza. La campagna per il progetto “Italia-Birmania insieme”, promossa dall’associazione Italia-Birmania insieme e da noi di kapusons, vuole raccontare le storie di coraggio e resistenza. Attraverso il messaggio “5X1000 volti della resistenza”, diamo voce a chi ogni giorno combatte contro la dittatura militare.

Questi volti sono il simbolo della resistenza: uomini e donne che, nonostante i rischi, continuano a protestare per una Birmania libera. Volti di chi è costretto a fuggire, abbandonando le proprie case per sfuggire alla violenza. Volti di chi vive nascosto, portando avanti la lotta in clandestinità.

La campagna mira a raccogliere fondi attraverso il 5X1000 per sostenere queste persone e le loro famiglie, affinché possano continuare la loro lotta per la libertà e la democrazia. I fondi raccolti offriranno rifugio sicuro ai giovani in fuga dall’arruolamento obbligatorio, garantendo loro cibo e trasporti. Sosterranno le lavoratrici sfruttate dai grandi brand di moda, finanzieranno le reti di comunicazione degli oppositori in clandestinità, offriranno assistenza legale ai sindacalisti incarcerati e tuteleranno la salute degli anziani rifugiati nello Stato Karen e in Thailandia. Inoltre, aiuteranno nella formazione professionale dei rifugiati, garantendo loro un futuro dignitoso.

Solo con il sostegno internazionale la Birmania potrà sperare in un futuro unito e democratico. La solidarietà globale è essenziale per offrire un vero spiraglio di pace e stabilità a un paese che ha sofferto troppo a lungo.