allegoria di naufragi
un reading per il festival delle letterature
Ehi, lì fuori...
Ehi...dico a voi...
Mi sentite?
Siete voi quelle luci laggiù? Ehi, mi sentite?
[…]
Tranquilli, tranquilli, non vi chiederò di tirarmi a bordo.
In fondo si sta bene qui. Sono abituato a naufragare, io...
Non è che l'esclusiva del naufragio ce l'hanno solo Siriani o nordafricani…quelli che scappano da guerre e miseria.
Pensate davvero che sia roba da poveri sfigati su un barcone, o al massimo da Jack Dawson sul Titanic?
Naaa...Non importa che voi siate Robinson Crusoe o Schettino, il naufragio è inscritto nel DNA umano.
Nulla è più universale di esso. Un esempio?
Nascere.
Nascere è un naufragio.
Un naufragio al contrario, però!
Lasci l'acqua salvifica dell'utero, quella calda brodaglia di piscio e umori vari, per ritrovarti a boccheggiare, riempiendoti i polmoni di aria.
Mentre sei lì, che veramente non ci stai capendo un cazzo, anche se non puoi vederli, davanti a te i tuoi genitori ti osservano inebetiti. Negli ultimi nove mesi hanno partecipato a tutti i corsi preparatori del reame, hanno chattato assiduamente in almeno 10 gruppi whatsapp diversi con aspiranti mamme isteriche e comprato il bestseller mondiale “è facile smettere di avere una vita sociale se sai come farlo”.
Nonostante questo, davanti a te (appena messo al mondo) hanno la stessa faccia di una carmelitana scalza dinanzi a un paio di hogan blasfeme.
Hanno la faccia di chi si sta chiedendo: "perché è sporco di merda?
Come in un tuffo al contrario, rompi le acque ed è la prima cosa che rompi, quella più irreparabile.
Poi verranno una serie di rotture più innocue: ad esempio, romperai il muro del suono con i tuoi pianti notturni, romperai le palle dei vicini con un pallone, lo smartphone di papino, romperai con qualcuno, romperai gli indugi, il silenzio, romperai lo spinterogeno, l'alluce o un preservativo.
Che strano…Naufragare significa proprio "rompere”, “rompere la nave", perderla.
E la prima nave della vostra vita l'avete rotta e persa da subito, quando siete nati.
In fondo, la culla è solo un muletto, una macchina sostitutiva del nulla da cui venite.
Poi ne avete perse altre, di navi.
Ad esempio, quando avete capito che mamma e papà scopavano.
Che i nonni morivano. Che i capelli cadevano.
Che la vostra ragazza vi tradiva con un agente immobiliare di Osimo.
Avete perso la vostra nave quella volta in cui, da ubriachi, avete sentito il vostro corpo abbandonarvi, senza ricordare se avevate investito qualcuno o solo vomitato sullo zerbino del vicino. Welcome!
L'avete persa quando il medico ha guardato la vostra tac e ha scosso la testa.
Naufragare è solo perdere la nave.
E se siete ancora vivi è perché di rottura in rottura, di zattera in zattera, avete fatto strada sul vostro tappeto di relitti e come me siete qui, a guardare delle stupide luci balenare nel buio dell'oceano.
Quelle stupide luci laggiù...le vedete?
Non sono ancora riuscito a capire cosa siano, quelle luci lì…
Se, come diceva Borges, lucciole, o un impero.
O se invece ho dimenticato i fari dell’auto accesi, o una pentola sul gas…
Non saprò mai se quei bagliori rappresentano “la luce in fondo al tunnel” o forse, solamente, il futuro, che s'è dato fuoco.